Gesù Cristo mi fa l’immenso piacere di venirmi incontro nel povero,
nel sofferente, per farmi capire il più grande precetto della legge “Ama”.
Don Mario Prandi
Don Mario Prandi
Corticella - Bologna
Corticella - Bologna
Una settimana all’insegna dell’Intercultura, come ci mostrano le squadre del nostro Campionato di calcio. In porta don Alphonse, congolese (socio di don Paolo dall’Olio), al suo secondo Pianaccio, evangelizzatore dal fisico possente, voce tonante e sorriso irresistibile. Terzini: Noemi e Chiaradicastenaso, bolognesi generose e preparate a qualunque sfida. A centrocampo Katerina, ucraina, al suo debutto come titolare dello staff cucina -dove ha dato il meglio- ma riconfermata anche come allenatrice di pilates e motivatrice di tutta la squadra. Al suo fianco, Manuela, allieva promettente su tutti i fronti.
In attacco sempre loro, i romagnoli: Matteo “Agorini” (imolese? Faentino? Boh…), seminarista multitasking, esperto di sport estremi (preferibilmente in acqua), coadiutore di quattro giovani talenti, Pietro, Enrico, Giuseppe e Marco (63 anni in tutto) che hanno dato prova di una straordinaria flessibilità, dalla preghiera ai pannoloni, dalla lavastoviglie al tosaerba, dal ruscello gelido alla piscina riscaldata, dalla grigliata alla spaghettata notturna.
Nel weekend sono scese in campo forze nuove che hanno rinvigorito il morale della truppa, a rischio di affossarsi per la carenza di uomini… ma ancora una volta la salvezza ci è arrivata da Oriente: altri romagnoli ci hanno soccorso e ci hanno permesso di partecipare domenica 21 alla sagra di Ronchidoso (Gaggio).
Una piccola chiesa dedicata alla Madonna degli Emigranti (voluta ai primi del ‘900 dalle famiglie degli emigrati italiani all’estero) intorno alla quale oggi è stata allestita la mostra su don Giovanni Fornasini. Un luogo di confine, quella della “linea Gotica”, teatro di guerriglia partigiana e dell’ennesima strage nazista, e oggi confine tra due comunità montanare di due Comuni e Diocesi: Gaggio (Bologna) e Montese (Modena) che ogni anno collaborano per animare la terza domenica di luglio curando ogni più piccolo dettaglio (addobbi, banda, liturgia, pranzo, lotteria… ). Risuonano le parole della Seconda Lettura della Messa di oggi:
Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia,
per mezzo della sua carne. (S. Paolo agli Efesini 2,18)
Anche noi ringraziamo la Madonna degli Emigranti per il dono dei fratelli e delle sorelle provenienti da altre latitudini. Tra loro, anche i rappresentanti della nostra Famiglia in Madagascar e India riuniti in questi giorni a Marola (RE) per il Consiglio Generale della Congregazione Mariana delle Case della Carità. Li affidiamo alla preghiera di tutti voi!
Anche a Pianaccio l’aria è cambiata: l’anticiclone africano alza le temperature e accende il desiderio di frescura. Parte l’Operazione Piscina: riesumata da un antico solaio e gonfiata a cielo aperto, viene riempita d’acqua fredda, che il sole piano piano riscalda, mentre lei piano piano fuoriesce. Qualcuno allora torna a riempirla… e tutto ricomincia da capo. Stanchi dell’attesa, alcuni partono alla volta della famosa Conca del Sole (Vidiciatico) ma tornano alla base scoraggiati dalla folla di bagnanti. Nel frattempo, a Corticella, un fiume d’acqua fuoriesce da un bagno e irriga corridoio e camere approfittando della nostra assenza. È l’eterna lotta tra l’uomo e la natura…
Altre lotte affrontiamo in questa seconda settimana: Elena soccombe a una gastroenterite che la tiene a letto 3 giorni… e noi dobbiamo improvvisare una riorganizzazione delle mansioni; una delle lavatrici entra in sciopero sindacale… ma la mano di una donna la fa tornare dolcemente al suo lavoro; la batteria del Ducato si concede un pre-pensionamento… e un “Soledoro” ci soccorre con i suoi marchingegni.
Anche da quassù non siamo estranei alla vita e alla morte di chi ci sta intorno: accompagniamo a distanza la partenza di Bruno, papà di Marina Zanella, e alcuni di noi si stringono al fiume di gente che a Vidiciatico saluta don Giacomo, “santo matto e matto santo” (Carpani), grande amico dei poveri e della nostra casa.
Accogliamo con gioia nuovi amici, per la prima volta in mezzo a noi: i simpatici don Giovanni e don Paolo (in vacanza poco lontano e dirottati su di noi dal parroco di Lizzano), i tre figli di Stefania e Christian (giovani promesse dell’atletica, viste le corse) e la dolcissima Nisrin con le sue bimbe Greta e Adelaide (per gli amici Heidi). Già conosciuti a Corticella ma per la prima volta conviventi a Pianaccio: Norberto e Andrea (W gli scout). A volte ritornano… un anno dopo riabbracciamo Lucia, Redi, e Rita, che con la loro instancabile Educatrice ci consentono di incrociare il cammino del nostro Oratorio. Pianaccio allarga i sogni!
Dal Tour de France al Tour de Force: ogni anno è un trasloco senza fine, nel senso che carichiamo un camion di roba, ma poi riusciamo a dimenticarci a casa quasi altrettanto… e quindi fin dai primi giorni cominciano le chiamate e i messaggi per farci portare questo e quell’altro. Vodafone non ci aiuta e noi impariamo anche a fare senza. Rega, siamo in montagna!!! Ci accoglie una vegetazione esagerata e un clima da golfino e pannetto, ma quando il sole esce allo scoperto, bacia i belli e brucia le pelli. Oltre al necessario assestamento, le attività di questa prima settimana a Pianaccio sono state varie. PER TUTTI: la Messa quotidiana con un don Giovanni sempreinforma, un laboratorio di pasta fresca (orecchiette), una merenda al Rifugio Segavecchia, un Pomeriggio Rosa (la Notte non è alla nostra portata) con musica e balli, e ancora disegni, chiacchiere, giochi e mangiate a 5 stelle. PER UN PUBBLICO SELEZIONATO: passeggiate per i boschi, serate di barzellette, Notti Bianche (basta che ti muovi) e una lezione gratuita di Boogie Woogie. Au revoir!
MERCOLEDI’ 8 MAGGIO: serata in preparazione alla Festa della Casa nel 40° del Diaconato a Bologna. Alcuni contenuti tratti dalle testimonianze di don Angelo Baldassarri, Pietro Cassanelli, Lucio Venturi e Katia Ciraci
Dal Vangelo di Luca 11,5-10
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a
dirgli: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un
viaggio e non ho nulla da offrirgli», e se quello dall’interno gli risponde:
«Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a
letto, non posso alzarmi per darti i pani», vi dico che, anche se non si
alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si
alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e
vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi
bussa sarà aperto.
DON ANGELO BALDASSARRI (appunti non rivisti dal relatore)
18 febbraio 1984: inizia anche a Bologna l’ esperienza del Diaconato
Permanente con uno sguardo al cammino della Diocesi di Reggio Emilia e
alle Case della Carità.
Per la veglia in preparazione all’ ordinazione dei primi 11 diaconi fu scelto
questo Vangelo (Lc 11,5ss) e sulla locandina (realizzata da Monsignor
Luciano Gherardi) la frase “AMICO PRESTAMI TRE PANI” ; sulla porta della
casa la scritta:
“TRE PANI nelle tue mani: la Parola – l’Eucaristia – il comando dell’ Amore
per la diaconia pasquale del CRISTO SIGNORE”.
Questo brano segue il Padre Nostro, con cui Gesù insegna ai suoi come
pregare. Qui accentua l’insistenza, l’invadenza: non posso non ascoltare
questa richiesta, questo bisogno!
Il protagonista del racconto va a chiedere i pani perché è arrivato uno che
ha fame, ha un bisogno. Possiamo chiederci: quale è il BISOGNO a cui
rispondere? Non chiede per sé, ma per un altro.
Il diacono è uno che deve accorgersi dei bisogni e chiedersi come
rispondervi. Si mette a metà tra il bisogno e la casa del Padre, davanti al
bisogno non chiude gli occhi.
Non dice: “Dammi” ma “PRESTAMI”. I pani non diventano suoi, gli
vengono affidati. Ci sono esperienze da vivere che Dio mi affida come un
prestito da restituire agli altri. Ce l’ho ma per portarla agli altri, a cui non
do del mio ma restituisco ciò che a mia volta ho ricevuto.
“AMICO…” e’ la cosa più bella che ci dice Gesù: “Non vi chiamo più servi…
ma vi ho chiamati AMICI” (Gv 15,15). L’amicizia come chiave di ingresso.
E’ amico sia chi mi presta i pani, sia chi ne ha bisogno e li aspetta
(usciamo dalla logica del “poverino”…). Se il mio rapporto con Dio
cammina nella tonalità dell’amicizia, posso pensare di rapportarmi agli
altri come AMICI.
CASA DELLA CARITÀ, DIACONI, COMUNITÀ – PIETRO CASSANELLI DIACONO
(testo ricopiato dagli appunti dell’autore, conservando i caratteri maiuscoli)
Quest’ anno, nell’ arco di un mese e mezzo, abbiamo celebrato DUE ANNIVERSARI per noi molto SIGNIFICATIVI:
-il 5 gennaio il 50° dell’ apertura della casa della Carità di Borgo Panigale (dedicata alla
beata Vergine di San Luca);
-il 18 febbraio il 40° dei primi DIACONI PERMANENTI (nella comunità del Cuore Immacolato
di Maria: Carlo, Gino e Pietro).
DUE STORIE -quella della casa della carità e delle comunità con i loro diaconi- che
s’intrecciano tra di loro.
RAPPORTO -quello tra case della carità e Comunità parrocchiali- che don Mario Prandi
aveva ben chiaro. Diceva infatti:
“Queste CASE non sono opere assistenziali, ma vanno intese come il naturale
completamento della parrocchia, pensando la casa come il TABERNACOLO dove viene
accolto GESÙ POVERO; questo TABERNACOLO viene a completare e ad essere un
tutt’uno con quello della chiesa della parrocchia.”
La nostra casa sorge nel 1974.
Riprendo le parole del Card. LERCARO che qualche anno prima aveva visitato alcune case
della carità a Reggio Emilia, in cui emerge chiaro il rapporto TRA CASA, COMUNITÀ ed
EUCARISTIA:
“Vogliamo suggerire un’ istituzione
che riteniamo quanto mai atta a coltivare nella COMUNITÀ PARROCCHIALE
uno spirito di autentica e concreta FRATERNITÀ CRISTIANA: la Casa della Carità,
dove trovino ospitalità in clima di famiglia i più sventurati e bisognosi,
circondati dalle premure della comunità che li sente suoi membri prediletti.
La Casa della Carità realizza in forma concreta e adeguata
una istanza profonda della SANTA MESSA,
che è la famiglia di Dio riunita attorno al Padre
per goderne la PAROLA e riceverne il PANE;
come a Gerusalemme nei primi giorni della Chiesa
la PREDICAZIONE APOSTOLICA e la FRACTIO PANIS
determinarono il sorgere delle MENSE per le vedove e gli orfani
e non c’era fra loro alcun bisogno”.
La casa della Carità sorge nell’ area di villa Pallavicini, luogo di accoglienza e di incontro dei
giovani voluto dal Card. Lercaro, con la presenza carismatica di don Giulio Salmi. Nel
territorio sono presenti due comunità parrocchiali, S. Maria Assunta e Cuore Immacolato di
Maria (quest’ ultima guidata da don Ernesto Vecchi, poi vescovo ausiliare di Bologna). E’ il
tempo in cui spira forte il vento del CONCILIO, con l’ EUCARISTIA al centro della vita cristiana e un nuovo slancio nella partecipazione dei LAICI nella Chiesa e nella società civile.
Si innesta in questo contesto la casa della carità, dedicata alla “VISITAZIONE DI MARIA AD
ELISABETTA”. E’ Arcivescovo di Bologna il Crd. Antonio Poma (in quegli anni Presidente
della CEI… i ricorsi storici!) e suo Ausiliare Mons. Marco CE’ (futuro Patriarca di Venezia)
che davanti al mosaico dei TRE PANI all’ ingresso della casa dirà:
“Ecco, questo è il CUORE del vescovo: ve lo consegno”
e che farà dire all’ Arcivescovo MATTEO nel corso della sua visita nel 2022:
“La casa della carità è il CUORE di questa zona pastorale “.
Che cosa è stata ed è per noi la CASA DELLA CARITÀ:
un LABORATORIO (o una PALESTRA come amava dire don Mario) e una FAMIGLIA.
LABORATORIO DELLA PAROLA, con l’ascolto, la preghiera,gli incontri spirituali condivisi
da tanti;
LABORATORIO DELL’ EUCARISTIA celebrata e vissuta ogni giorno: la casa intende avere
un ampio respiro ed essere riferimento per Comunità non solo del territorio; più parroci si
alternano per la messa quotidiana.
LABORATORIO DI ACCOGLIENZA dei piccoli e dei poveri, nel senso più ampio: i tanti
FERITI a causa della malattia, della disabilità, dell’ emarginazione, della solitudine, delle
vicende tragiche della vita.
A suo tempo, luogo in cui gli obiettori di coscienza svolgevano il loro servizio.
LUOGO in cui maturare e comprendere la propria vocazione in cui ravvivare la propria fede.
Il Card. CAFFARRA in un’omelia in occasione di un anniversario della casa disse:
“Se qualcuno ha dei dubbi, ha la fede che vacilla, venga in questa casa: qui è certo di
incontrare il Signore. Io vengo in questa casa per imparare a servire”.
E tutto questo COME IN FAMIGLIA: alla casa non si va tanto a “fare un servizio” ma a
CONDIVIDERE I TRE PANI, nell’ aiuto, nell’ ascolto reciproco, nella gioia e nella fatica di
stare insieme e di accogliere chi arriva con il proprio carico di difficoltà e problemi.
Fondamentali sono state le SUORE che si sono succedute nel corso degli anni: grande
amore e grandi fatiche, testimonianza viva di MATERNITÀ, di accoglienza e di fede,
all’interno di una famiglia tanto bella quanto strampalata! Incontrare le SUORE è stato un
grande dono per tutti noi e per tanti una guida preziosa e un riferimento sicuro.
Nel tempo sono fiorite tante iniziative legate alla casa. Sorta negli anni ‘80 e tutt’ora attiva
(non si è fermata neppure durante il COVID!) è l’esperienza del CAMPO ESTIVO, sorta da
un’intuizione del diacono Carlo Lupi (meglio noto come “Maremma”) che ora vive alla Casa.
Nato per consentire una vacanza anche a persone senza possibilità, è via via cresciuto, con
una grande mescolanza di ospiti della casa, della Cooperativa sociale CIM, di anziani, di
persone fragili e in difficoltà, di famiglie con bambini… e con il servizio determinante di tanti
GIOVANI la che ci contagiano con la loro gioia di vivere e il loro slancio. Un’esperienza
arricchita da tante voci e testimoni (lo scorso agosto ha visto anche la presenza del Card.
Arcivescovo) che lascia in chi partecipa -che sia legato o meno alla vita ecclesiale- un segno vivo e che costituisce una vera e propria “PALESTRA” di convivenza fraterna, di
condivisione e di umile servizio.
In questi 50 anni il mondo è radicalmente mutato, le situazioni e i bisogni sono cambiati e
sono emerse nuove povertà, nuove solitudini, nuovi “scartati”. Ad esempio, oggi sono
accolte nella casa famiglie di rifugiati ucraini, vittime della guerra.
Non è sempre facile trovare le risposte giuste, la fatica si fa sentire e non mancano le
preoccupazioni e i timori per il futuro. Ma siamo certi e forti della PRESENZA DEL
SIGNORE GESÙ nella sua PAROLA, nell’ EUCARISTIA e nei POVERI, e non mancherà di
indicarci la strada e di sostenere il nostro cammino. E come diceva il nostro don Tarcisio:
“IL FUTURO È SEMPRE MIGLIORE!”
KATIA CIRACI
Parto dal primo versetto del vangelo di Luca che abbiamo meditato con don Angelo
“Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti…”
mi ha colpito che lo stesso Gesù ci immagini alla ricerca, di notte, senza risorse da parte… se non gli amici. E’ una efficace descrizione dei tempi che viviamo, in generale come persone, e anche come Casa. Già da tempo, alle prime avvisaglie della crisi che ha colpito la nostra società e la Chiesa, siamo corsi ai ripari
mettendo in atto alcune strategie.
Domenica 19 alle ore 20:45 vi aspettiamo per un’assemblea dei volontari nella quale raccoglieremo i vostri contributi per rispondere come cdc di Corticella alle tre domande che il Consiglio Generale della Famiglia ha inviato a tutte le comunità e a tutti gli amici delle case della carità (le trovate in allegato). È importante fare arrivare il nostro pensiero a chi dovrà prendere decisioni sul futuro delle cdc in Italia. Sarà anche l’ultima occasione per salutare sr Fleurette che da lunedí 20 proseguirá il suo cammino in un’altra Casa.
“Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi, rimanete nel mio amore” Gv 15,9
Cari tutti, oggi pomeriggio la nostra mamma, abbracciata dalla Madonna, ha raggiunto la Trinità, una vita nuova di cui in questi ultimi mesi spesso parlava con serenità e fiducia, rimanendo nell’amore e continuando ad amare.
Io e tutta la mia famiglia siamo molto grati per la preghiera che da un estremo all’altro della Terra, durante tutta la malattia della mamma, ci ha accompagnato. Ne abbiamo sentito la forza, l’amore e la consolazione.
Celebreremo nella liturgia questo passaggio pasquale
Sr. Silvia Benedetta, la comunità di San Giuseppe e tutta la famiglia di Maria Rosa
(Chi volesse partecipare alle liturgie si metta in contatto con noi di casa)